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La Legge 104 è una normativa quadro che contiene disposizioni in materia di assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone diversamente abili. Entrata in vigore nel febbraio 1992 è stata poi modificata nel 2000 dalla legge 53, nel 2010 dalla legge 183 e nel 2011 dal decreto legislativo 119.
All’articolo 33, sono disciplinate le agevolazioni riconosciute ai lavoratori affetti da disabilità grave e ai familiari che assistono una persona con handicap in situazione di gravità.
Il primo articolo della legge chiarisce cosa s’intende per persona con grave disabilità: “Colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione".
Per il riconoscimento della grave disabilità è necessario:
Con il verbale della commissione con il quale in base all’art.33 della legge Legge 104/92 che riconosce al tuo anziano genitore lo stato di disabile grave, puoi usufruire dei vantaggi di legge.
La legge prevede che i portatori gravi di handicap e i loro familiari possano godere, in ambito lavorativo, di una serie di agevolazioni, come i permessi retribuiti nella misura di tre giorni mensili.
È inoltre previsto anche che i familiari dell’invalido, così come l’invalido stesso, abbiano la priorità nella scelta della sede di lavoro; possono altresì rifiutarsi, indipendentemente dall’esistenza di validi motivi da parte della società, di trasferirsi dalla propria sede lavorativa, di prestare lavoro notturno, domenicale o festivo.
A ogni lavoratore che ha un parente gravemente malato spettano due anni di permessi indennizzati. Il beneficio è razionabile.
In genere le aziende hanno un modulo preimpostato con il quale puoi fare domanda di usufruire del congedo.
Al modulo va allegato la fotocopia del verbale che attesta il riconoscimento di handicap secondo l’art.33 della legge Legge 104/92. L’assenza dal lavoro deve sempre essere comunicata in anticipo al datore di lavoro.
I tre giorni di congedo retribuito mensili non devono essere per forza consecutivi e possono essere frazionati anche in ore.
Ad esempio se hai bisogno di arrivare ogni giorno un’ora più tardi al lavoro o uscire un’ora prima, lo puoi fare.
Oppure puoi richiedere un pomeriggio alla settimana o qualsiasi altra forma frazionata di utilizzo dei tre giorni mensili che ti risulti più efficace per poter seguire e assistere il tuo anziano genitore.
In genere si tratta di mettersi d’accordo con il datore di lavoro in modo che, da una parte tu possa trarre il massimo beneficio da questa opportunità e la tua azienda possa organizzarsi per coprire le esigenze della sua attività.
Quando usufruisci dei benefici della legge 104 hai diritto all’intero stipendio mensile con relative mensilità aggiuntive.
Il tuo datore di lavoro non può procedere ad alcuna decurtazione per i tre giorni che non hai lavorato in regime di 104.
A volte i tre giorni di congedo mensili non bastano per prenderci cura dei nostri cari, quindi – sempre se al nostro genitore è riconosciuto lo status di handicap grave della legge 104 – hai anche la possibilità di richiedere un congedo retribuito continuativo o frazionato (in questo caso il frazionamento minimo è in giorni, non in ore) per un massimo di due anni per tutta la tua vita lavorativa.
In questo periodo ti spetta lo stipendio decurtato di una percentuale a seconda dell’importo annuale da te percepito e sarai coperto da contribuzione figurativa ai fini pensionistici.
Per ottenere il congedo retribuito di due anni ci sono tuttavia alcune condizioni:
La condizione base è che al tuo anziano genitore sia stato riconosciuto lo stato di handicap grave. L’iter per la richiesta poi varia se sei dipendente in una azienda privata o pubblica.
Se lavori nella Pubblica amministrazione la domanda va presentata al dirigente responsabile del tuo ente (in alcuni enti la competenza è attribuita all’Ufficio personale e risorse umane, in altre realtà è attribuita direttamente al responsabile dell’ufficio di cui fai parte). La domanda è, in sostanza, un’autocertificazione in cui si dichiarano una serie di condizioni personali: stato di handicap, la parentela con la persona da assistere, dati anagrafici del lavoratore, della persona da assistere, della convivenza, i dati identificativi dell’ente e altre informazioni se richieste.
Nella Pubblica Amministrazione, la domanda va presentata al dirigente responsabile individuato dall’ente (in alcuni enti la competenza è attribuita l’Ufficio personale e risorse umane, in altre realtà è attribuita direttamente al responsabile dell’unità o del servizio cui afferisce il dipendente).
Se lavori presso un’azienda privata e la tua assicurazione è dell'INPS la domanda va presentata all’INPS che ne verifica la sola correttezza formale e ne dà l’assenso. Anche in questo caso la domanda è un’autocertificazione in cui si dichiarano una serie di condizioni personali: stato di handicap, la parentela con la persona da assistere, i dati anagrafici e identificativi dell’azienda e altre indicazioni, se richieste. Va poi presentata anche al datore di lavoro che avrà la competenza di verificare la correttezza sostanziale per l’accettazione della domanda.