Sanità

Non autosufficienza: valutazione e forme

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Cosa si intende per "non autosufficienza" e cosa fare per farla riconoscere.


Non esiste, a livello nazionale, una definizione univoca dello status di non autosufficienza. In assenza di una norma di legge (da più parti e da tempo invocata, senza esito finora), ogni Regione, nella propria programmazione autonoma, ne dà una definizione diversa. A volte, in assenza di regole regionali, possono esserci definizioni diverse all’interno di una stessa regione.
La si può comunque definire una situazione patologica che limita la vita di relazione, sociale e lavorativa della persona. La non autosufficienza è sostanzialmente l'incapacità di avere una vita indipendente e di svolgere le normali attività quotidiane senza il sostegno di un’altra persona.

Chi la valuta

Anche la valutazione cambia da regione a regione. Alcune adottano le regole previste per il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento, limitando quindi ai casi più gravi la concessione di benefici economici e assistenza. Altre ricorrono all’Unità di Valutazione Multidimensionale che, caso per caso, determina lo status, la gravità, e il percorso assistenziale necessario.

Forme

Esistono due forme di non autosufficienza:

  1. quella permanente, causata da malattie irreversibili che hanno compromesso in via definitiva l’autonomia della persona o da stati degenerativi legati all'età anagrafica.
  2. quella temporanea, che cessa quando vengono meno le condizioni patologiche che l’hanno determinata. È il caso, ad esempio, di una persona che si rompe un arto e che, una volta guarita, non ha più bisogno di assistenza continua.

Cosa fare per il riconoscimento della Non Autosufficienza

Rivolgersi al proprio medico curante, ai servizi sociali del comune o al distretto sanitario del proprio territorio, che daranno le informazioni sulle regole vigenti nella propria regione/territorio e sui servizi che possono essere richiesti.

Questo articolo è realizzato da:

Sindacato Pensionati Italiani CGIL

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